THERMAL REFUGE 
Un progetto artistico di Luca Rossi all’interno 
dell’Hotel Helvetia di Porretta Terme. 
Un’esperienza unica tra Occidente e Oriente, 
tra Centri e Periferie del mondo.





Gli artisti italiani mid-career: desaparesidos.

Dove sono gli artisti italiani nati tra 1966 e 1976? Ossia l'età che dovrebbe rappresentare la maturità e il massimo sviluppo per un artista, dopo la fase formativa e sperimentativa della gioventù. Una riflessione su questa generazione di desaparesidos, di "spariti", non può essere svincolata da una riflessione più ampia sul ruolo di artista oggi. Oltre la necessità di creare gingilli costosi per ricchi, oltre la necessità di diventare il cagnolino da compagnia per operazioni pubblicitarie (fondazione varie, prada, trussardi, pirelli, enel, ecc), oltre la necessità di fornire contenuti per quei musei pubblici che sono soprattutto insegne luminose che devono dimostrare ostinatamente la modernità del territorio in cui si trovano (gli artisti invitati, i contenuti contano molto relativamente). 

Il curatore è oggi quello che gestisce e intercetta la committenza, senza però essere propriamente un artista, ma piuttosto un organizzatore, un manager, uno che deve creare un evento rispetto le richieste della committenza, ossia del suo cliente. Col passare degli anni questa dinamica crea un vuoto: l'artista diventa un comparsa debolissima mentre il curatore non è propriamente un artista, quindi l'opera non c'è, e se c'è è debole. Per l'artista è ancora più difficile bypassare il curatore in un contesto sociale che non riconosce il valore delle opere di arte contemporanea. L'arte contemporanea viene usata per scaricare le tasse o realizzare spot pubblicitari sofisticati per clienti pubblici e privati. Solo un artista diventato "forte" nel 900 può bypassare questa situazione (weiwei, cattelan, hirst, koons, artisti storicizzati, ecc ecc). Alla luce di questo l'artista NON SPARISCE ma forse si trasforma. A volte è costretto a diventare lui stesso curatore-tuttofare, a volte diventa altro (avvia una start up, un ristorante, si dedica allo sport ecc ecc). 

Come due anni fa vorrei fare una seconda ricognizione sull'arte italiana, e focalizzare l'attenzione su quegli artisti chiamati mid-career (40-50 anni), che in italia sembrano far rima con "mass-de-carl", ma neanche tanto, visto che tali artisti "spariscono" appena non si possono più chiamare "giovani". In compenso abbiamo piccoli eserciti di curatori, critici, giornalisti e direttori di museo. La radice del problema sta in un linguaggio in crisi (crisi della rappresentazione), nell'assenza di un riconoscimento pubblico del valore dell'arte contemporanea, in accademie e scuole d'arte rimaste alle guerre puniche, in un ruolo di artista ormai fuori dal tempo e anacronistico. Ma cosa significa sparire? Oltre ad un voto ho associato ad ogni artista un indice di sparizione. Più è alto tale indice più l'artista risulta assente dalla scena italiana e internazionale. 


roberto cuoghi, lavoro appeso a gioni e galleria de carlo, biennale 2013 molto debole. voto 5 , indice di sparizione 8

paola pivi, lavoro molto appeso alla galleria de carlo e perrotin. Una certa sensibilità per il dato macro, che  negli ultimi anni è diventato il cinismo del tutto può andare, ecco i grandi orsi colorati. voto 5, indice di sparizione 8 

lucie fontaine, rimandi italiani in questa coppia che ha subito capito come un nome cool servisse prima di tutto. Un concettuale dedito alla smart relativism ma focalizzato su temi economici, politici e sociali. Sempre questo concettualino facile, un po' anemico e che vuole essere sempre sofisticato. Anche loro prigionieri di un certo artigianato dell'arte contemporanea. voto 5,5 indice di sparizione 4

mario airò, ultima apparizione a palermo con bottiglie fluo nel buio. Una certa sensibilità poetica sembra destinata ad essere fagocitata e mimetizzata. voto 4 indice di sparizione 9 

italo zuffi, anche lui arenato in un certo fare poetico, ma più efficace di airò. voto 6, indice di sparizione 10

diego perrone, anche lui molto appeso alla galleria de carlo e alle pubbliche relazioni che ne derivano. Estremamente più debole degli esordi, addirittura concentrato sul materico (giovane ondina jones/new arcaic). voto 4 indice di sparizione 7

stefano arienti, sviluppo importante di un certo fare poverista, forse un po' troppo ripetitivo. voto 6 indice di sparizione 7

rosa barba, maghetta del video vintage un po' in tutte le salde, piace a certi curatori internazionali ovviamente. Potrebbe fare di più. voto 5 indice di sparizione 5

flavio favelli, giovane indiana jones da tempi non sospetti, rielabora il cassettone della nonna e la bottiglia vintage del cinar. Troppo didattico, ma soprattutto troppo italiano, se si chiamava danh vo...voto 5 indice di sparizione 5

adrian paci, restituisce bene una certa sensibilità concreta e poetica, senza cadere nella retorica. Un po' affaticato negli ultimi anni. voto 6 indice di sparizione 5

pietro roccasalva, rielabora de dominicis con abilità e spesso in chiave installativa "furba". Come se la componente installativa dovesse fornire una stampella alla pittura, seppur di buona qualità. Quanto meno restituisce un certo immaginario. voto 5,5 indice di sparizione 8

monica bonvicini, alcune buone intuizioni anche lei appannata dopo le scalinate presentate recentemente ad una biennale di venezia. Un po' ferma come la beecroft. voto 6 (sulla fiducia) indice di sparizione 4

massimo bartolini, pesantamente sopravalutato dedito allo smart relativism, ossia può andare bene tutto e il contrario di tutto a patto che sia presentato dalla galleria massimo de carlo. voto 4 , indice di sparizione 8

francesco vezzoli, molto bravo nel creare un senso glamour intorno al suo lavoro (che noia), ma le opere a parte alcune cose (tipo i trailer per caligula) appaiono deboli e troppo spesso si risolvono con ossessioni personali. Giovane indiana jones della prima ora, ossia rielabora feticci del passato. non basta. voto 4,5 indice di sparizione 2

lara favaretto, anche lei dedita allo smart relativism e con buone pubbliche relazioni. Recentemente una serie di installazioni dedicate all'idea di monumento...ossia, poteva essere tutto e il contrario di tutto. Come anche pivi e bartolini sono percorsi mimetici rispetto ad un certo artigianato, preparato, dell'arte contemporanea internazionale. Non c'è il coraggio e la capacità di andare oltre...o indietro, o a sinistra o destra. voto 4 indice di sparizione 6

yuri ancarani, lanciato dalla premiata ditta cattelan-gioni. Con alterne vicende sta comunque dimostrando un suo linguaggio, più debole quando nei suoi video-film rimane più imprigionato dal documentario del national geografic. Sicuramente l'aiuto di pubbliche relazioni favorevoli lo ha stimolato a fare bene. voto 5,5 (non ho visto l'ultimo lavoro) indice di sparizione 4

vanessa beecroft, non è riuscita a sviluppare adeguatamente una buona intuizione...peccato. molto in ombra negli ultimi anni. voto 4 indice di sparizione 6

massimo grimaldi, ex garuttino, sostenuto dalle pubbliche relazioni zani-bonacossa, ma questo non basta. Lo vediamo praticamente solo nelle personali presso la galleria zero di zani. Forse gli è veramente mancato un sistema intorno. Alcuni buoni lavori, fatti di un cinismo concreto e poetico. Ma non abbastanza a fuoco. voto 6 indice di sparizione 9

martino gamper, quando fare una sedia viene fatto passare per un'esperienza concettuale. Giovane indiana jones dell'arredo da interni. Rischio ikea evoluta altissimo. Non ci siamo. voto 4 indice di sparizione 4

marzia migliora, esperta di smart relativism, tante idee in libertà rispetto ad un preparato - ma neanche tanto- artigianato dell'arte contemporanea. Spesso troppo inconsistente. Aiutata da buone pubbliche relazioni intorno alla galleria lia rumma. voto 3,5 indice di sparizione 8

Armin linke, pesantamente sopravalutato, anche qui il fotografo che viene fatto passare ad ogni costo per artista concettuale. L'idea dell'archivio fotografico non regge la contemporaneità e rischia di essere di una banalità lancinante. voto 3,5 indice di sparizione 9

marcello maloberti, più incidente quando spinge al massimo, quando pulisce la scena diventa debole e anche lui mimetizzato e poco consistente. buone pubbliche relazioni tutte italiane. Coglie un bell'immaginario, ma forse oggi per l'artista non basta sviluppare immaginari. Il rischio è quello di sostenere solo una competizione con harry potter... voto 5,5 indice di sparizione 5

lorenzo scotto di luzio, anche lui sviluppa un certo immaginario, ma in modo spesso debole, ultimamente molto insufficiente nella galleria t293. Lascia a desiderare. voto 4 indice di sparizione 9

arcangelo sassolino, molto aiutato dalle pubbliche relazioni della galleria continua. Buona intuizione, anche se sviluppata in modo ripetitivo (la galleria lo pretende) e a volte troppo didattico. Forse potrebbe fare di più, anche se io lo vedo solo dalla galleria continua (sindrome grimaldi). voto 5,5 indice di sparizione 9

francesco gennari, anche lui supportato dalla galleria zero di zani, un percorso molto raffinato, forse troppo, e giocato tra elementi artificiali, naturali e biografia personale. Ma sicuramente a fuoco e questo non è poco. voto 5,5 indice di sparizione 9