Il radicante ecologico













L'ecologia dell'arte del Sig. Rossi


Noi non cesseremo l’esplorazione
E la fine di tutte le nostre ricerche
Sarà di giungere là dove siamo partiti,
E conoscere quel luogo per la prima volta.

T.S. Eliot – Quattro quartetti



(..) "mi interessa che l'opera sia una sorta di buco nero che risucchia il processo che va dall'accensione delle luci nello studio dell'artista fino all'ultimo spettatore che esce dal museo. Questo avviene guardando quell'opera. Non mi interessa altro, solo il dato scultoreo per riempire uno spazio. Sono tutti "rossi", una scelta stupida, le soluzioni intelligenti trovano subito gli anticorpi." (..) 

Luca Rossi 






Quella a cui costringe Luca Rossi è un'ecologia dell'arte, come reazione ad una sovraproduzione di opere e progetti, la cui unica discriminante sembra essere la selezione da parte delle pubbliche relazioni considerate "migliori" e più attendibili. Il curatore sembra avere il coltello dalla parte del manico, mentre gli artisti sembrano sfumature deboli, omologate e intercambiabili per il "dipinto curatoriale". Ma non essendo il curatore propriamente un artista, come per esempio il regista che coordina un'opera realmente unitaria, il risultato finale è un vuoto. Cosa rimane delle Biennali e delle mostre da qualche anno a questa parte? Forse il nome del curatore e qualche barlume di opera. Un vuoto mascherato da sovraproduzione. 

Per tanto è necessaria una profonda ridefinizione di ruolo dove l'artista, comunemente inteso, decide di fare tre passi indietro rispetto all'ammucchiata della sovra-produzione e del sovra-possesso di cose e di opere. Per questo nel caso di Luca Rossi non parlerei di una nuova avanguardia, ma di una "retroguardia". Non tanto un'azione volta a criticare tutto e smaterializzare tutto, quanto un'azione volta a stimolare una lettura critica delle opere, anche partendo da domande e interrogativi elementari e frontali. Le opere e i progetti di Luca Rossi sono delle conseguenze.



Cy Twombly : (silenzio)
“La gente non vuole più fare il pubblico, né l'allievo, 
vuole entrare nella cosa, ossia sente che c'è già dentro.”


Luca Rossi come blogger è prima di tutto uno "spettatore speciale", o uno spettatore-curatore che decide di "curare" realmente la propria visione e lettura delle cose. Per tanto nel ruolo di blogger troviamo una fusione e confusione di più ruoli: artista, critico, curatore, spettatore, commentatore, addetto stampa, direttore di rivista, ecc ecc. Seguendo dal suo inizio il percorso del Blog Whitehouse, possiamo delineare tre anime: un'anima critica, che si sviluppa sul blog ma soprattutto nei commenti e in numerosi articoli su riviste di settore; un'anima progettuale, e quindi un linguaggio che è disceso spontaneamente dal percorso critico, e infine la definizione di un progetto concreto per l'education e quindi finalizzato alla divulgazione e all'allargamento del pubblico dell'arte. 

A mio parere l'anima progettuale-linguistica è quella più interessante, perchè è capace di contenere le altre due. Infatti ogni opera d'arte ha sempre una valenza critica: se io scelgo, per esempio, il nero significa che ho deciso, criticamente, di escludere tutti gli altri colori. E quindi ci saranno della ragioni e delle motivazioni per la mia scelta critica. Allo stesso tempo il linguaggio di Luca Rossi, capace di entrare nel privato di ognuno di noi tramite il blog, tende a stabilire con lo spettatore una relazione diretta, dialettica e continuativa, all'interno della quale confrontarsi sull'opera e sul suo presunto "valore". 


"Se l'arte non avesse una valore per la nostra vita di tutti i giorni, potremo benissimo seppellire l'arte" (Luca Rossi). 

"Quando diciamo di non capire un'opera d'arte, diamo per scontato di capire tutto il resto. Ne siamo sicuri? O l'opera d'arte agisce come una spia luminosa, che ci avvisa che forse non stiamo capendo tutto il resto? 
C'è la pretesa stupida e romantica che l'arte debba essere diretta, immediata e democratica, quando questo non avviene per nessun ambito umano. Se entriamo in un Tribunale, in una Sala Operatoria o alla Borsa di Milano, possiamo dire di capire tutto? Non credo. E cosa succederebbe se il paziente dovesse capire immediatamente tutte le cose e le pratiche di una Sala Operatoria? Il paziente morirebbe. 
Anche nell'arte servono strumenti, nozioni e conoscenza della storia. L'arte è come una palestra e un laboratorio, dove allenare e sperimentare modi e atteggiamenti che possono avere un valore nella nostra quotidianità" (Luca Rossi) 



Non esagero paragonando il lavoro di Luca Rossi a quello di artisti come Duchamp, Burri, Fontana o Manzoni. Come per questi artisti l'opera di Luca Rossi apre, in definitiva, ad una nuova dimensione di libertà. Le opere di Luca Rossi finiscono sempre dove si trova l'osservatore, e per un tempo indefinito. La dimensione privata e locale dell'osservatore coincide con quella dell'autore, in uno scambio potenzialmente paritetico. Questo nella convinzione che l'unico "spazio politico" per un cambiamento e una rivoluzione sia il nostro spazio quotidiano e locale. Ogni scelta in questo spazio può essere cento volte più forte di una tendenza globale. Ognuno di noi può vincere "uno a zero" contro il Presidente degli Stati Uniti. Semplicemente ci rassicura e ci consola pensare che esista un'azione globale che ci sovrasta e verso la quale non possiamo fare nulla. 

Il problema non è più il nuovo o l'innovazione, e neanche la "partecipazione" alla mostra. L'urgenza di Luca Rossi è una consapevolezza dell'opera rispetto alle intenzioni dell'autore e al contesto in cui l'opera è collocata. Allo stesso tempo Luca Rossi può partecipare e intervenire ovunque, per tanto la cosa importante sembra la responsabilità di questa partecipazione, riferita specificatamente alla sovra-produzione e al sovra-possesso.

L'ecologia dell'arte di Luca Rossi riduce al minimo la produzione, comunemente intesa, e soprattutto l'energia consumata per l'ennesimo progetto. Autore e osservatore potrebbero rimanere immobili dove si trovano. Allo stesso tempo "quello che già possediamo" sembra sufficiente per avere l'opera. L'opera, come elemento convenzionale ed oggettuale, rimane ad uno stadio potenziale, e sembra una conseguenza non sempre necessaria. 

CG








Appunti:



Scrive un ETERONOMO di Fernando Pessoa: 

“Viaggiare? Per viaggiare basta esistere. Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti sempre uguali e sempre diversi, come in fondo sono i paesaggi.
Se immagino, vedo. Che altro faccio se viaggio? Soltanto l’estrema debolezza dell’immaginazione giustifica che ci si debba muovere per sentire.
“Qualsiasi strada, questa stessa strada di Entepfuhl, ti porterà in capo al mondo.” Ma il capo del mondo, da quando il mondo si è consumato girandogli intorno, è lo stesso Entepfuhl da dove si è partiti. In realtà il capo del mondo, come il suo inizio, è il nostro concetto del mondo. E’ in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo come vedo gli altri. A che scopo viaggiare? A Madrid, a Berlino, in Persia, in Cina, al Polo; dove sarei se non dentro me stesso e nello stesso genere delle mie sensazioni?
La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.”











prada project

LUCA ROSSI
NOW!
Prada Foundation
Milan


Cy Twombly: (silence)
“People doesn't want to be the audience, nor the student, wants to get into the thing, they feel that there are already inside.”


"If I imagine, I see. What else do I do if I travel? Only the extreme weakness of the imagination justifies that one must move to feel"
Fernando Pessoa


"Invece che subirla o resistervi per inerzia, il capitalismo globale sembra aver fatto propri i flussi, la velocità, il nomadismo? Allora dobbiamo essere ancora più mobili. Non farci costringere, obbligare, e forzare a salutare la stagnazione come un ideale. L'immaginario mondiale è dominato dalla flessibilità? Inventiamo per essa nuovi significati, inoculiamo la lunga durata e l'estrema lentezza al cuore della velocità piuttosto che opporle posture rigide e nostalgiche. La forza di questo stile di pensiero emergente risiede in protocolli di messa in cammino: si tratta di elaborare un pensiero nomade che si organizzi in termini di circuiti e sperimentazioni, e non di installazione permanente, perennizzazione, costruito. Alla precarizzazione dell'esperienza opponiamo un pensiero risolutamente precario che si inserisca e si inoculi nelle stesse reti che ci soffocano." Nicolas Bourriaud








Adesso. La mostra di Luca Rossi, che vedrete presso la Fondazione Prada, è sempre e solo dove siete. Potete stare immobili, sarà sufficiente al massimo un movimento della mano. Il consumo di risorse, di tempo e di denaro per muoversi, ed entrane nell'ennesimo spazio espositivo, è prossimo alla zero. Ogni intervento si risolve in pochi istanti da consumare dove ci troviamo. Rimane così più tempo (vera risorsa di cui disponiamo scarsamente) e più risorse per noi. Opera e spettatore sono immobili, ma allo stesso velocissimi perché sempre nello stesso tempo e nello stesso luogo. Ossia, dove vi trovate a leggere questo eBook. Potremo parlare di un "nomadismo immobile". 
In una fase storica caratterizzata da una sovrapproduzione di contenuti e da una forte inquinamento visivo, di cui siamo tutti produttori e consumatori, potremo effettivamente parlare di un'ecologia dell'arte dove il consumo di risorse è prossimo allo zero. Viviamo una "democrazia dei contenuti", dove tutti possono partecipare e dove il problema non è creare e comunicare l'ennesimo contenuto, ma poter fare le differenze tra i contenuti stessi, per trattenere qualcosa e non perdersi.Come se domani ci arrivassero a casa 10.000 pacchi contemporaneamente. Dovremo iniziare da qualche parte, la necessità di aprirli tutti ci renderebbe superficiali, probabilmente inizieremo dal brand che conosciamo meglio o dal pacco che ci consiglia l'amico.

Ogni intervento di "Now!" mantiene un'ambiguità tra la sua documentazione e la sua installazione reale nello spazio. Non si tratta di una scelta innovativa (è quello che avviene già nella realtà) ma di una scelta che vuole essere consapevole rispetto alla nostra contemporaneità. L'opera d'arte, come ogni fatto della nostra vita, vive una fibrillazione continua tra esperienza diretta ed esperienza mediata. Prendere consapevolezza di questo significa aumentare le opportunità, ridefinire la natura di opera, museo e artista. Si dice che quando gli ebrei, in una situazione di emergenza, dovettero lasciare la loro terra, furono costretti a passare dal concetto di "monumento", inteso come installazione permanente, al concetto di "documento".Questo atteggiamento resiliente potrebbe anche essere definito "antifragile" o "altermoderno".

Il problema non è cercare l'esperienza più vera e più diretta possibile, quanto sviluppare una sensibilità critica che ci possa fornire consapevolezza rispetto a quello che vediamo e viviamo. Una consapevolezza critica per fare le differenze e sviluppare la capacità di vedere, intesa nel significato più ampio di "sentire". Parafrasando Bruno Munari potremo dire: "saper vedere per saper fare le differenze". Facciamo differenze e scelte di valore ogni secondo della nostra vita. Se fossimo ciechi, credendo di vedere, sarebbe un disastro: un accavallamento di scelte sbagliate, come pezzi del tetris che non abbiamo tempo di riposizionare. 

La mostra "Now!" come altri progetti di Luca Rossi, presentati tra il 2009 e il 2016, esprime un posizione politica ben precisa. Con la crisi della democrazie occidentali e dei sistemi di rappresentanza, è ormai chiaro come le politiche macro, quelle dei governi su cui ci arrabattiamo ogni giorno come fossero la soluzione di tutto, sono unicamente "politiche di galleggiamento" che non sono in grado di realizzare alcun cambiamento. L'unico spazio politico ancora praticabile è rappresentato dal nostro spazio locale, micro e privato. Ed è proprio qui che è installata questa mostra. La scelta che ognuno di noi può prendere in questo spazio vale, per la nostra vita, 10-20 volte la decisione che potrebbe prendere un Capo di Stato. Ed è proprio in questo spazio privato, in questo "spazio politico" ritrovato, nel silenzio e nella calma del nostro privato che possiamo leggere, vedere e fruire di ogni intervento presentato in mostra. 








From Around the World order a pizza (you could search the Milan take away "pizzeria" on Google) to be delivered in Milan in "Via Largo Isarco 2" from 10 am to 7 pm on Monday / Wednesday / Thursday, and from 10 am to 9 pm on Friday / Saturday / Sunday.


pizzas, calls, external structures of Prada Foundation, 2016








Le strutture esterne della Fondazione diventano il contesto per ordinare una pizza da ogni parte del mondo. Ognuno può attivarsi e agire concretamente negli spazio della mostra. Basta volerlo. 





















If you don't understand a thing look it up on YouTube



3D letters, various material, 2016.






Non possiamo capire quest'opera. E' impossibile. Non rimane che seguire il consiglio del titolo che insieme al contesto (dove ci troviamo a leggere questo eBook) può portarci in tanti micro-universi che ogni giorno aumenteranno, conservando uno straordinario valore poetico. La natura della scultura apre ad una fluidità speciale da vivere privatamente. Provare per credere. 























Serial Classic



classical statues, panels, Rome 2016 (external project). 









Le statue dei Musei Capitolini a Roma, in occasione della visita del Presidente iraniano, sembrano essere tornate "cubi di marmo", da cui l'occidente sembra provocato. La sfida è "riscolpire" scale valoriali oltre a facili atteggiamenti disillusi e cinici che vengono contraddetti con le scelte che facciamo ogni giorno. Le opere così coperte sembrano un cantiere sospeso in attesa della fine lavori. 



















NOW!



sunrays, a place, 2016. 







In base ai movimenti del Terra e del Sole in una stanza vuota si creano "quadri di luce" in perenne movimento, fino a scomparire totalmente di notte. Ma i raggi possono anche essere relazioni tra persone, che quando incontrano un luogo, determinato l'opera d'arte. Quasi come a risolvere la "stanza vuota", un vuoto di contenuti che spesso viene mascherato da una sovrapproduzione e da un pieno di opere e progetti. 





















With the tip of the fingers of the left hand




various material, 2016.






La scultura nasce e finisce dalla dimensione privata dell'autore alla dimensione privata dello spettatore. Come fosse un "buco nero" che ha risucchiato tutto il processo che va dall'accensione delle luci nello studio dell'artista fino all'ultimo spettatore che esce dal museo. Lo "scalpello" diventa la levità delle punta delle dita, tutto si risolve in un solo istante. 















































SKY - the only political space is where you are right now


a cura di eve rand






































































all around you 

materiali vari, polvere, macchie, uno schermo, terra, grafite.
2014

Museo GAMeC di Bergamo. 


















Questa mostra si snoda in più sedi, cercando di individuare un percorso originale tra i progetti presentati dal blog Whitehouse dal 2009 al 2014. 

In questo caso l'opera è al centro. L'incisione del mouse nello spazio delimita un'area. Come nei tagli di Fontana si apre una nuova dimensione di libertà e opportunità. Se il taglio di Fontana apriva ad una dimensione "altra" oltre alla tela, riduceva anche il quadro a quello che era: un oggetto. In questo caso l'unico oggetto è lo schermo che abbiamo davanti, fino a ricomprendere polvere e macchie sullo schermo stesso. "Tutto è intorno a te", come la terra intorno la scultura; come la terra, intesa come mondo, intorno ognuno di noi. Ed è questa dimensione micro e locale, dove ci troviamo, a rappresentare il più vero ed efficace spazio politico. Ogni decisione e scelta, prese in questa dimensione, possono essere dieci o venti volte più forti delle decisioni macro e globali che ci piovono addosso. Come a dire che possiamo sempre vincere "uno a zero" contro il Presidente degli Stati Uniti. Semplicemente ci rassicura pensare il contrario. 

Questa selezione di opere e progetti di Luca Rossi, curata da Eve Rand, vorrebbe rimarcare ancora una volta come la natura dell'opera abbia ormai assimilato una natura complessa capace di vivere su più livelli. L'immobilità diventa una forma di "nomadismo veloce", dove l'opera, come l'immagine o il testo, possono essere ovunque e in qualsiasi momento. Un'ecologia dell'arte che ottimizza le gestione del tempo (autore e spettatore spendono il minor tempo possibile) e delle risorse (ogni intervento è a budget zero).




















Italian Area

4 testi critici sull'arte italiana, polvere, colla.
2014

Museo Mart di Rovereto.






























Al Mart di Rovereto troviamo in permanenza, dei segni sul pavimento, ottenuti probabilmente da polvere che si è fermata su alcuni tratti di colla. Alla delimitazione di un vuoto si contrappone un lungo testo critico, pubblicato su Artribune, che propone una ricognizione sull'arte italiana degli ultimi 20 anni. Lo spazio delimitato del museo vorrebbe diventare un luogo di decompressione e significativo rispetto tale analisi critica.
Senso critico e consapevolezza critica possono ritrovare il valore dell'opera, e quindi l'opera stessa che non vediamo. Lo scolabottiglie o dei ciuffi d'erba ai bordi della strada, diventano opere interessanti se possediamo la sensibilità critica per vederle; diversamente le guardiamo ma non le vediamo. 























































































I'm not Roberta

una preghiera quotidiana, selezione di immagini prelevate da internet, attesa in 11 aereoporti internazionali, 11 cornici bianche, sabbia, petrolio, idrocarburi gassosi.
2010

Museo GAMeC di Bergamo. 
















Ostinatamente da fermo.Viene mantenuta una distanza dallo spazio espositivo, e ci si affida completamente ad una preghiera quotidiana per creare qualcosa di significativo rispetto la storia degli Stati Uniti, all'interno della Biennale del Whitney 2010. Guardando internet si individua una traccia significativa: in pochi giorni migliaia di persone sono costrette ad una lunga attesa in 11 aeroporti; il petrolio fuoriesce dal Golfo del Messico e punta verso gli Stati Uniti. Lo stesso petrolio che permette l'assorbimento delle distanze. Ma senza petrolio le persone sono costrette a riconsiderare la propria posizione nel mondo, infatti le distanze diventano immediatamente abissali. Una traccia individuata arbitrariamente travalica le mura del museo, e arriva a definire un disegno significativo rispetto la stessa idea di distanza da cui parte il progetto. 














































...plays...

Un luogo, luce solare. 
2011

Una galleria d'arte di Varsavia. 


















Spesso il valore delle cose è dato da relazioni tra persone che incontrano un luogo. In questo caso il movimento solare entra in relazione con la dimensione micro e quotidiana di ognuno di noi, creando quadri di luce effimeri e in continuo e ostinato mutamento. Il sole batterà per sempre sull'edificio nel tentativo di entrare. Fino alla sera, dove non avremo altro che una stanza vuota. Solo l'attesa del giorno e questa stessa lettura critica, permettono di "vedere" le opere, diversamente abbiamo un vuoto.

L'arte moderna e contemporanea si apre a inizio 900 con l'intuizione di Duchamp: una scelta critica ben precisa può rendere tutto arte. Semplicemente Duchamp fa un'operazione più radicale, perchè anche la Cappella Sistina discende da una scelta critica: se tutto discende dalla mente possiamo concentrarci solo su questa. E quindi se sto immobile e decido che uno scolabottiglie è un'opera d'arte, questo lo diventa. In questo caso i quadri di luce sono il nostro scolabottiglie. Cosa cambia? Cambia che nella stanza non c'è nulla, e questo nulla sarà più evidente con il movimento del sole verso la notte. Lo "scolabottiglie" diventa inquieto e in continuo mutamento, secondo uno schema ripetitivo e regolare. Questa fluidità, questa mutevolezza nella ripetizione, trasmettono una temperatura estremamente vicina al nostro tempo. 












































Dove ti trovi

Materiali vari. 
2012

Reggia di Versailles














Un video di un turista viene postato sul sito Flickr.com, lo stesso sito dove sono state cercate le tracce per il progetto I'm not Roberta. Il caricamento lento del video, dato dalla necessità di processare una gran quantità di dati, determina l'apparizione dell'icona di Flickr nei momenti di caricamento del video. Quella stessa icona diventa un'opera d'arte ballerina, inafferrabile e capace di adattarsi continuamente ai Giardini di Versailles. In realtà è solo il contesto che cambia, le intenzioni dell'autore, come l'opera in sé, permangono le stesse. Anche in questo caso un espediente "cretino" riempie i giardini, in una modalità fluida e continuamente variabile.

Torna la variabilità nella ripetizione di "...plays...", per un lavoro anch'esso ostinato ed eccentrico (sta sempre al centro) nella sua estenuante regolarità. Anche in questo caso ritorna il paradosso tra pieno e vuoto. L'opera, come anche le altre di questa mostra, si trova solo dove si trova lo spettatore, nel suo contesto micro e locale. La variabilità dell'opera, come della nostra vita quotidiana, dipende da un cambio di punto di vista, del tutto micro e quotidiano. L'opera infatti non cambia ma cambia sempre il punto di vista attraverso la rotazione circolare della telecamera. 































































Scroll Down (la Via o il Sentiero)

Una teca, materiali vari, un'azione, fotografie, documentazione fotografica.
2013

Abbazia di Sénanque (Gordes, Francia).














All'interno di una famosa abbazia cistercense, il turismo di massa sembra aver soffocato ogni senso religioso, in quella che sembra un' orgia di continue fotografie. Fotografare ossessivamente una teca vuota, spinge il turismo ad un rallentamento; alcuni iniziano a fotografare la teca. Solo a posteriori, nella visione delle fotografie in una dimensione privata e casalinga, emerge dalla teca un paesaggio minimale, un piccolo ed elegante universo fatto di tracce ordinate, fessure e piccoli materiali. La teca non è vuota. In questa azione fotografica ossessiva, c'è come il tentativo di recuperare quel senso del luogo ormai perduto. Un attentato positivo, che invece di distruggere il sito di grande affluenza, tenta di ritrovarne il significato.

I monaci interpellati, non hanno acconsentito nel tenere la teca esposta, con il suo contenuto. Ma la teca cosa espone? Non è la stessa religione che chiede di credere in un vuoto apparente? Il vuoto apparente della teca non sarebbe forse una metafora appropriata?

Vi invitiamo a consultare una documentazione fotografica più completa nel link che trovate qui sopra a destra ("Documentazione").

Mi sembra interessante come lo spettatore senta al suo fianco l'autore. Trovandosi ancora dentro all'opera, come fosse una sorta di flash mob. Ma poi l'esperienza dell'opera si frammenta, e arriva tramite il blog nelle case e nel luogo di altri spettatori. Sempre in questa dimensione privata, diventa possibile fruire in maniera completa dell'intera opera. Esperienza diretta ( visitare la teca nell'abbazia), vivere l'azione in diretta e fruire della documentazione generale, sono piani diversi che tendono a sovrapporsi, dilatando l'opera nello spazio (ovunque) e nel tempo (per un periodo illimitato).