---> Primo piano: un valore condiviso? 

---> Per un'Ecologia dell'Arte

---> A Natale con MyDuchamp il Prezzo delle Opere Lo Decidi Tu

---> New Museum /// New Museum - New York

---> Scroll down /// Serpentine Gallery - London

---> +boros +collection /// Boros -Berlin 

---> Scroll down (Tao la Via o il Sentiero) /// Sénanque Abbey - Gordes (FR)





















































where you are 
gamec bergamo





L'arte di oggi e di domani disegnata nei musei, un flash mob, una serie di informazioni per opere d'arte che sono sempre dove si trova lo spettatore. Tutto è documentazione e tutto è reale, ma al centro di tutto c'è sempre lo spettatore che entra in una relazione intima e privata con l'opera d'arte. Per fruire delle opere e dei progetti proposti da Luca Rossi, non c'è bisogno di muoversi. Opera, autore e spettatori sono immobili e allo stesso tempo "velocissimi", perchè vivono un nomadismo che li fa essere sempre nello stesso tempo e nello stesso luogo. 



MG: Dopo Frieze, Fiac, sono appena stato ad Artissima. Quando visito una fiera penso sempre al tuo lavoro, ai numerosi progetti che hai "presentato" in questi anni, in numerose istituzioni in Italia e all'estero. Progetti significativamente ignorati dal sistema italiano che al Forum di Prato si è finalmente scoperto "malato". Mentre tu lo dicevi da anni. Mentre tutti gli artisti italiani giovani e meno giovani, emersi dopo gli anni '90, cercano di mettersi in scia al mainstream internazionale e la scena internazionale gli ignora, tu sembri adottare un approccio maggiormente radicale. Nei tuoi progetti gestisci serenamente una coincidenza tra autore, spettatore e contenuto, che è già nei fatti ma che il sistema dell'arte non riesce ancora a metabolizzare. Per certi aspetti sei tristemente "contemporaneo" secondo quella felice definizione data da Giorgio Agamben; ossia nel tuo linguaggio artistico mantieni un tensione costante con il tuo tempo (opere che vivono nella documentazione) ma anche uno sfasamento significativo (opere che vivono solo nella dimensione privata di ognuno di noi, eliminando il rituale collettivo di entrare in un luogo alla ricerca di oggetti). Nessun giovane curatore rampante o direttore di museo (soprattutto in Italia) può accettare questo "sfasamento". Il tuo lavoro mette in seria discussione musei e mostre convenzionali, che in linea con Biennali ed Expo, sembrano sempre di più grandi "luna park per adulti", con opere che passano e si bevono come bere un bicchier d'acqua. Alla sovrapproduzione indiscriminata della postmodernità rispondi da un lato con un ecologia dell'arte, nei progetti presentati tramite il Blog Whitehouse, e dall'altro lato con il progetto MyDuchamp. In questo secondo caso presenti finalmente "ikea evoluta" consapevole, con opere che giocano consapevolmente con le avanguardie moderniste: incidenti e pasticci dove i codici del 900 si incontrano e si scontrano, con prezzi "giusti e solidali" che variano dai 99 ai 500 Euro. E queste opere le proponi su eBay, bypassando ancora una volta un sistema di mercato utile a galleristi bramosi e collezionisti confusi. Con MyDuchamp sembra che tu voglia dire che non esiste arte giusta o arte sbagliata, ma una consapevolezza tra intenzioni dell'autore, contesto e progetto/opera in sé. Credo appunto che questa consapevolezza sia il valore da contrapporre alla crisi della postmodernità, caratterizzata dall'incapacità di fare le differenze tra i contenuti. In particolare l'assenza di tempi di decompressione per fare tali differenze. E' come se fossimo bombardati da una pasticceria e mangiassimo tutto quello che ci entra in casa senza pensare. Pensando all'ultima Artissima sono le pubbliche relazioni e la loro capacità di creare "aura" che gonfiano arbitrariamente i prezzi e ci fanno apprezzare un vecchio mobile pieno di banane. Nessuno ha tempo e vuole veramente approfondire questo vecchio mobile russo pieno di banane, perché significherebbe mettere in discussione se stessi. Nel libro il Radicante di Bourriaud c'è un passaggio in cui rintraccio il tuo lavoro, sia nella parte progettuale che nell'operazione MyDuchamp. Un atteggiamento che potremo chiamare altermoderno o antifragile per affrontare e risolvere la contemporaneità. Sia esso un "fai da te" valoroso che ti può portare la grande arte del 900 in casa, sia esso una modalità nuova per presentare un progetto alla Serpentine o alla Boros Collection: 

"Invece che subirla o resistervi per inerzia, il capitalismo globale sembra aver fatto propri i flussi, la velocità, il nomadismo? Allora dobbiamo essere ancora più mobili. Non farci costringere, obbligare, e forzare a salutare la stagnazione come un ideale. L'immaginario mondiale è dominato dalla flessibilità? Inventiamo per essa nuovi significati, inoculiamo la lunga durata e l'estrema lentezza al cuore della velocità piuttosto che opporle posture rigide e nostalgiche. La forza di questo stile di pensiero emergente risiede in protocolli di messa in cammino: si tratta di elaborare un pensiero nomade che si organizzi in termini di circuiti e sperimentazioni, e non di installazione permanente, perennizzazione, costruito. Alla precarizzazione dell'esperienza opponiamo un pensiero risolutamente precario che si inserisca e si inoculi nelle stesse reti che ci soffocano."

LR: In questi anni tutti i progetti proposti sono nati come conseguenza logica e naturale. In realtà la critica al sistema dell'arte è stata prima di tutto una tremenda autocritica. Ho avuto la fortuna di procedere in modo del tutto indipendente.






If you don't understand a thing look it up on youtube
new museum new york 





MG: Vorrei parlare del tuo progetto al New Museum che in qualche modo mi coinvolge. Mi dicevi che, se vuoi, chiunque nel mondo cerchi "New Museum" su Google potrebbe vedere come primo risultato il tuo progetto. In questo modo crei un nuovo luogo di aggregazione che si trova dove si trovano gli spettatori. Cosa troviamo se cerchiamo quella sigla su You Tube?

LR: Si tratta del titolo che l'iPhone attribuisce arbitrariamente ai video che poi vengono messi su You Tube. Si tratta di video marginali, spesso sono prove video, situazioni disparate e sottilmente poetiche. L'opera propone un criterio per accedere ad una grande quantità di video in continuo aumento e che nessuno andrebbe mai a cercare. L'opera, realizzata anche in ceramica per la mostra Visione Territoriale (a cura di G. Di Pietrantonio, 2014), si apre ad una fluidità, il video, che pur avendo un criterio preciso, può sempre regalare nuove sorprese, sottilmente straordinarie. 

MG: Con questo e altri recenti progetti (Serpentine Gallery, Boros Collection) puoi raggiungere migliaia di persone tramite Google, il progetto vive nella sua documentazione, esattamente come grandi eventi mediatici, hai effettivamente bypassato il sistema dell'arte. Possiamo parlare di una piccola rivoluzione. La cosa che mi sembra interessante è il riconoscimento di questa rivoluzione che in questo momento non sta avvenendo. Pensiamo all'artista come colui che viene osannato, invitato e riconosciuto. Come ti poni rispetto all'ostracismo e all'indifferenza che subisci? Stai sbagliando qualcosa, oppure no?

LR: Mi piace pensare ad uno ruolo diverso di artista, che non possa più rivendicare un ruolo di privilegio, dal momento che non esiste un sistema critico capace di fare le differenze. Non credo che io debba pretendere un riconoscimento. E' naturale che lo scemo del villaggio venga ignorato dalla corte del re. 

MG: Mi chiedo cosa potrebbe succedere se al posto di quelle lettere sulla facciata del New Museum ci fosse altro. Ossia, forse al tuo lavoro manca una componente "pop" più manifesta. Ma d'altro canto credo che il tuo linguaggio reagisca alla contemporaneità, e sia "pop" in un modo diverso ma efficace. Penso al video che mi è capitato di vedere dando seguito alla tua opera al New Museum. 

LR: Credo che il problema sia dal un lato un sistema italiano incapace di essere propositivo, e dall'altro un mercato che cerca standard rassicuranti e inevitabilmente dozzinali. Forse il collezionismo dovrebbe alzare la testa, ma spesso la tentazione di collezionare l'aura delle opere piuttosto che le opere, è troppo forte. Nel mio lavoro l'idea di collezionismo non è necessariamente collegata all'idea di possesso. Insomma, se sposti un paradigma è naturale essere marginalizzati.    









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senanque abbey gordes



MG: All'Abbazia di Sénanque in Francia, un turista si è separato dal gruppo e ha spostato una locandina con gli orari del sito turistico. In questo modo, poco prima della biglietteria, una teca è rimasta esposta, apparentemente vuota. Lo stesso turista ha iniziato a fotografare ossessivamente la teca. Gli altri turisti rallentavano il passo, si tropicciavano gli occhi. Guardando le foto di documentazione della teca, la teca non è vuota. Penso che questa serie di fotografie, sia una serie di fotografie "critiche". Ossia, discendono da una sensibilità che dimostra come, oggi più di ieri, sia il senso critico a fare l'opera. Se non abbiamo un senso critico robusto, assistiamo ad un vuoto. Il blog, con la fruizione delle foto, crea quello spazio di decompressione che potenzialmente permette la forma dell'opera. Diversamente abbiamo un vuoto. 

LR: Questo progetto ha avuto molte implicazioni. Per esempio avevo chiesto ai monaci dell'abbazia di mantenere la teca in esposizione. Mi hanno risposto che non è possibile esporre nell'abbazia simboli non cristiani. Ma nella teca era presente un vuoto, almeno apparente. Come dici tu, mi interessa questo equilibrio flebile tra pieno e vuoto. Si tratta dell'equilibrio su cui si basa anche la religione che chiede sostanzialmente di credere ad un'assenza. Sicuramente l'esperienza dell'opera avviene nel nostro privato, nel luogo in cui guardiamo quelle foto. Penso a questo progetto come ad una "attentato positivo", volto a ricostruire il senso di quel luogo che solitamente è soffocato dal turismo di massa. 

MG: Da tuo lavoro spesso traspare una morale, una forma di moralismo. 

LR: Sì, è necessario. Ma la morale è parlare delle opere, creare uno spazio di opportunità, non imporre verità o morali specifiche. Io ti dico il mio punto di vista, ma nel progetto a Sénanque tu puoi vedere anche altro, "parliamone". Ossia quello che non fa nessuno. 

MG: Uno dei tui primi progetti fu cancellare le opere da una foto prelevata dal sito della Galleria Zero di Milano. Io vedo quelle opere cancellate come fossero un sovraccarico formale, come se portassimo in una galleria contemporaneamente tutte le opere transitate dalla galleria stessa. Dopo quell'operazione dal sito della Galleria Zero tolsero le foto delle opere e lasciarono per un certo periodo solo i curriculum vitae. Sempre nel 2009 presentasti un progetto al Mart di Rovereto, poi ribattezzato "Italian area" e corredato dai 4 testi critici dove affronti criticamente gli artisti italiani emersi dagli anni 90 in poi. In questi due casi qual è la morale?

LR: La morale è: proviamo a fare un art week con fiera, gallerie e musei vuoti, e vediamo cosa succede. Il contemporaneo per sopravvivere deve avere il coraggio di cambiare direzione, di cambiare piano d'azione. Mentre nel sistema dell'arte, italiano ma non solo, troviamo i giovani più reazionari e conservatori. Non esiste alcun settore al mondo dove si propongono sempre le stesse cose, dove non ci sia alcuna capacità di mettersi in discussione. E tutto questo solo perché ci sono poche persone disposte a spendere male il loro denaro, nell'indifferenza generale. Oggi la proposta artistica varia tra il reperto archeologico, la rovina, all'ikea evoluta più banale e prevedibile. La pittura ogni tanto si salva ma boccheggia anche lei. 

MG: In questi sei anni molte volte ha scritto che chi cerca di fare l'artista tradizionalmente inteso ha già le gambe tagliate in partenza. Cosa significa?

LR: L'artista oggi è debolissimo, prima di artista deve essere un politico e un un abile PR. La cosa oltre a essere noiosa deprime e disincentiva la qualità. Le menti più brillanti oggi in Italia non si occupano di arte, rimangono i mediocri. Io non so cosa sono visto che mi occupo anche di altro, ma non potrei mai occuparmi solo di arte. L'artista ha già le gambe tagliate perché costretto dentro definizioni e posture rigide, gestite dal curatore che intercetta e dialoga con la committenza. L'artista diventa subito una sorta di vetrinista, pompato per aumentare il prezzo il più possibile. Ancora una volta sarebbe il collezionismo che si dovrebbe svegliare.    









italian area 
mart rovereto

























the museum in your home
hangar bicocca milano 





















Nine at the mirror with the tip of the fingers of one hand
serpentine gallery



















with the tip of the fingers of left hand
boros berlino
























gagosian project
gagosian new york 

























The spots on the screen of your display II
galleria zero milano