THERMAL REFUGE 
Un progetto artistico di Luca Rossi all’interno 
dell’Hotel Helvetia di Porretta Terme. 
Un’esperienza unica tra Occidente e Oriente, 
tra Centri e Periferie del mondo.





Gli artisti italiani mid-career: desaparesidos.

Dove sono gli artisti italiani nati tra 1966 e 1976? Ossia l'età che dovrebbe rappresentare la maturità e il massimo sviluppo per un artista, dopo la fase formativa e sperimentativa della gioventù. Una riflessione su questa generazione di desaparesidos, di "spariti", non può essere svincolata da una riflessione più ampia sul ruolo di artista oggi. Oltre la necessità di creare gingilli costosi per ricchi, oltre la necessità di diventare il cagnolino da compagnia per operazioni pubblicitarie (fondazione varie, prada, trussardi, pirelli, enel, ecc), oltre la necessità di fornire contenuti per quei musei pubblici che sono soprattutto insegne luminose che devono dimostrare ostinatamente la modernità del territorio in cui si trovano (gli artisti invitati, i contenuti contano molto relativamente). 

Il curatore è oggi quello che gestisce e intercetta la committenza, senza però essere propriamente un artista, ma piuttosto un organizzatore, un manager, uno che deve creare un evento rispetto le richieste della committenza, ossia del suo cliente. Col passare degli anni questa dinamica crea un vuoto: l'artista diventa un comparsa debolissima mentre il curatore non è propriamente un artista, quindi l'opera non c'è, e se c'è è debole. Per l'artista è ancora più difficile bypassare il curatore in un contesto sociale che non riconosce il valore delle opere di arte contemporanea. L'arte contemporanea viene usata per scaricare le tasse o realizzare spot pubblicitari sofisticati per clienti pubblici e privati. Solo un artista diventato "forte" nel 900 può bypassare questa situazione (weiwei, cattelan, hirst, koons, artisti storicizzati, ecc ecc). Alla luce di questo l'artista NON SPARISCE ma forse si trasforma. A volte è costretto a diventare lui stesso curatore-tuttofare, a volte diventa altro (avvia una start up, un ristorante, si dedica allo sport ecc ecc). 

Come due anni fa vorrei fare una seconda ricognizione sull'arte italiana, e focalizzare l'attenzione su quegli artisti chiamati mid-career (40-50 anni), che in italia sembrano far rima con "mass-de-carl", ma neanche tanto, visto che tali artisti "spariscono" appena non si possono più chiamare "giovani". In compenso abbiamo piccoli eserciti di curatori, critici, giornalisti e direttori di museo. La radice del problema sta in un linguaggio in crisi (crisi della rappresentazione), nell'assenza di un riconoscimento pubblico del valore dell'arte contemporanea, in accademie e scuole d'arte rimaste alle guerre puniche, in un ruolo di artista ormai fuori dal tempo e anacronistico. Ma cosa significa sparire? Oltre ad un voto ho associato ad ogni artista un indice di sparizione. Più è alto tale indice più l'artista risulta assente dalla scena italiana e internazionale. 


roberto cuoghi, lavoro appeso a gioni e galleria de carlo, biennale 2013 molto debole. voto 5 , indice di sparizione 8

paola pivi, lavoro molto appeso alla galleria de carlo e perrotin. Una certa sensibilità per il dato macro, che  negli ultimi anni è diventato il cinismo del tutto può andare, ecco i grandi orsi colorati. voto 5, indice di sparizione 8 

lucie fontaine, rimandi italiani in questa coppia che ha subito capito come un nome cool servisse prima di tutto. Un concettuale dedito alla smart relativism ma focalizzato su temi economici, politici e sociali. Sempre questo concettualino facile, un po' anemico e che vuole essere sempre sofisticato. Anche loro prigionieri di un certo artigianato dell'arte contemporanea. voto 5,5 indice di sparizione 4

mario airò, ultima apparizione a palermo con bottiglie fluo nel buio. Una certa sensibilità poetica sembra destinata ad essere fagocitata e mimetizzata. voto 4 indice di sparizione 9 

italo zuffi, anche lui arenato in un certo fare poetico, ma più efficace di airò. voto 6, indice di sparizione 10

diego perrone, anche lui molto appeso alla galleria de carlo e alle pubbliche relazioni che ne derivano. Estremamente più debole degli esordi, addirittura concentrato sul materico (giovane ondina jones/new arcaic). voto 4 indice di sparizione 7

stefano arienti, sviluppo importante di un certo fare poverista, forse un po' troppo ripetitivo. voto 6 indice di sparizione 7

rosa barba, maghetta del video vintage un po' in tutte le salde, piace a certi curatori internazionali ovviamente. Potrebbe fare di più. voto 5 indice di sparizione 5

flavio favelli, giovane indiana jones da tempi non sospetti, rielabora il cassettone della nonna e la bottiglia vintage del cinar. Troppo didattico, ma soprattutto troppo italiano, se si chiamava danh vo...voto 5 indice di sparizione 5

adrian paci, restituisce bene una certa sensibilità concreta e poetica, senza cadere nella retorica. Un po' affaticato negli ultimi anni. voto 6 indice di sparizione 5

pietro roccasalva, rielabora de dominicis con abilità e spesso in chiave installativa "furba". Come se la componente installativa dovesse fornire una stampella alla pittura, seppur di buona qualità. Quanto meno restituisce un certo immaginario. voto 5,5 indice di sparizione 8

monica bonvicini, alcune buone intuizioni anche lei appannata dopo le scalinate presentate recentemente ad una biennale di venezia. Un po' ferma come la beecroft. voto 6 (sulla fiducia) indice di sparizione 4

massimo bartolini, pesantamente sopravalutato dedito allo smart relativism, ossia può andare bene tutto e il contrario di tutto a patto che sia presentato dalla galleria massimo de carlo. voto 4 , indice di sparizione 8

francesco vezzoli, molto bravo nel creare un senso glamour intorno al suo lavoro (che noia), ma le opere a parte alcune cose (tipo i trailer per caligula) appaiono deboli e troppo spesso si risolvono con ossessioni personali. Giovane indiana jones della prima ora, ossia rielabora feticci del passato. non basta. voto 4,5 indice di sparizione 2

lara favaretto, anche lei dedita allo smart relativism e con buone pubbliche relazioni. Recentemente una serie di installazioni dedicate all'idea di monumento...ossia, poteva essere tutto e il contrario di tutto. Come anche pivi e bartolini sono percorsi mimetici rispetto ad un certo artigianato, preparato, dell'arte contemporanea internazionale. Non c'è il coraggio e la capacità di andare oltre...o indietro, o a sinistra o destra. voto 4 indice di sparizione 6

yuri ancarani, lanciato dalla premiata ditta cattelan-gioni. Con alterne vicende sta comunque dimostrando un suo linguaggio, più debole quando nei suoi video-film rimane più imprigionato dal documentario del national geografic. Sicuramente l'aiuto di pubbliche relazioni favorevoli lo ha stimolato a fare bene. voto 5,5 (non ho visto l'ultimo lavoro) indice di sparizione 4

vanessa beecroft, non è riuscita a sviluppare adeguatamente una buona intuizione...peccato. molto in ombra negli ultimi anni. voto 4 indice di sparizione 6

massimo grimaldi, ex garuttino, sostenuto dalle pubbliche relazioni zani-bonacossa, ma questo non basta. Lo vediamo praticamente solo nelle personali presso la galleria zero di zani. Forse gli è veramente mancato un sistema intorno. Alcuni buoni lavori, fatti di un cinismo concreto e poetico. Ma non abbastanza a fuoco. voto 6 indice di sparizione 9

martino gamper, quando fare una sedia viene fatto passare per un'esperienza concettuale. Giovane indiana jones dell'arredo da interni. Rischio ikea evoluta altissimo. Non ci siamo. voto 4 indice di sparizione 4

marzia migliora, esperta di smart relativism, tante idee in libertà rispetto ad un preparato - ma neanche tanto- artigianato dell'arte contemporanea. Spesso troppo inconsistente. Aiutata da buone pubbliche relazioni intorno alla galleria lia rumma. voto 3,5 indice di sparizione 8

Armin linke, pesantamente sopravalutato, anche qui il fotografo che viene fatto passare ad ogni costo per artista concettuale. L'idea dell'archivio fotografico non regge la contemporaneità e rischia di essere di una banalità lancinante. voto 3,5 indice di sparizione 9

marcello maloberti, più incidente quando spinge al massimo, quando pulisce la scena diventa debole e anche lui mimetizzato e poco consistente. buone pubbliche relazioni tutte italiane. Coglie un bell'immaginario, ma forse oggi per l'artista non basta sviluppare immaginari. Il rischio è quello di sostenere solo una competizione con harry potter... voto 5,5 indice di sparizione 5

lorenzo scotto di luzio, anche lui sviluppa un certo immaginario, ma in modo spesso debole, ultimamente molto insufficiente nella galleria t293. Lascia a desiderare. voto 4 indice di sparizione 9

arcangelo sassolino, molto aiutato dalle pubbliche relazioni della galleria continua. Buona intuizione, anche se sviluppata in modo ripetitivo (la galleria lo pretende) e a volte troppo didattico. Forse potrebbe fare di più, anche se io lo vedo solo dalla galleria continua (sindrome grimaldi). voto 5,5 indice di sparizione 9

francesco gennari, anche lui supportato dalla galleria zero di zani, un percorso molto raffinato, forse troppo, e giocato tra elementi artificiali, naturali e biografia personale. Ma sicuramente a fuoco e questo non è poco. voto 5,5 indice di sparizione 9
















Fondazione Prada///


LUCA ROSSI
NOW!
FondazionePrada
Milano

Cy Twombly : (silenzio)
“La gente non vuole fare più pubblico nè l'allievo,
vuole entrare nella cosa, ossia sente che c'è già dentro.”


"Se immagino, vedo. Che altro faccio se viaggio? Soltanto l'estrema debolezza dell'immaginazione giustifica che ci si debba muovere per sentire."
Fernando Pessoa 


"Invece che subirla o resistervi per inerzia, il capitalismo globale sembra aver fatto propri i flussi, la velocità, il nomadismo? Allora dobbiamo essere ancora più mobili. Non farci costringere, obbligare, e forzare a salutare la stagnazione come un ideale. L'immaginario mondiale è dominato dalla flessibilità? Inventiamo per essa nuovi significati, inoculiamo la lunga durata e l'estrema lentezza al cuore della velocità piuttosto che opporle posture rigide e nostalgiche. La forza di questo stile di pensiero emergente risiede in protocolli di messa in cammino: si tratta di elaborare un pensiero nomade che si organizzi in termini di circuiti e sperimentazioni, e non di installazione permanente, perennizzazione, costruito. Alla precarizzazione dell'esperienza opponiamo un pensiero risolutamente precario che si inserisca e si inoculi nelle stesse reti che ci soffocano." 
Nicolas Bourriaud




-->> scroll down for Prada Project! 


--->>> MANIFESTA 11





NOW! 


Adesso. La mostra di Luca Rossi, che vedrete presso la Fondazione Prada, è sempre e solo dove siete. Potete stare immobili, sarà sufficiente al massimo un movimento della mano. Il consumo di risorse, di tempo e di denaro per muoversi, ed entrane nell'ennesimo spazio espositivo, è prossimo alla zero. Ogni intervento si risolve in pochi istanti da consumare dove ci troviamo. Rimane così più tempo (vera risorsa di cui disponiamo scarsamente) e più risorse per noi. Opera e spettatore sono immobili, ma allo stesso velocissimi perché sempre nello stesso tempo e nello stesso luogo. Ossia, dove vi trovate a leggere questo eBook. Potremo parlare di un "nomadismo immobile". 
In una fase storica caratterizzata da una sovrapproduzione di contenuti e da una forte inquinamento visivo, di cui siamo tutti produttori e consumatori, potremo effettivamente parlare di un'ecologia dell'arte dove il consumo di risorse è prossimo allo zero. Viviamo una "democrazia dei contenuti", dove tutti possono partecipare e dove il problema non è creare e comunicare l'ennesimo contenuto, ma poter fare le differenze tra i contenuti stessi, per trattenere qualcosa e non perdersi.Come se domani ci arrivassero a casa 10.000 pacchi contemporaneamente. Dovremo iniziare da qualche parte, la necessità di aprirli tutti ci renderebbe superficiali, probabilmente inizieremo dal brand che conosciamo meglio o dal pacco che ci consiglia l'amico.

Ogni intervento di "Now!" mantiene un'ambiguità tra la sua documentazione e la sua installazione reale nello spazio. Non si tratta di una scelta innovativa (è quello che avviene già nella realtà) ma di una scelta che vuole essere consapevole rispetto alla nostra contemporaneità. L'opera d'arte, come ogni fatto della nostra vita, vive una fibrillazione continua tra esperienza diretta ed esperienza mediata. Prendere consapevolezza di questo significa aumentare le opportunità, ridefinire la natura di opera, museo e artista. Si dice che quando gli ebrei, in una situazione di emergenza, dovettero lasciare la loro terra, furono costretti a passare dal concetto di "monumento", inteso come installazione permanente, al concetto di "documento".Questo atteggiamento resiliente potrebbe anche essere definito "antifragile" o "altermoderno".

Il problema non è cercare l'esperienza più vera e più diretta possibile, quanto sviluppare una sensibilità critica che ci possa fornire consapevolezza rispetto a quello che vediamo e viviamo. Una consapevolezza critica per fare le differenze e sviluppare la capacità di vedere, intesa nel significato più ampio di "sentire". Parafrasando Bruno Munari potremo dire: "saper vedere per saper fare le differenze". Facciamo differenze e scelte di valore ogni secondo della nostra vita. Se fossimo ciechi, credendo di vedere, sarebbe un disastro: un accavallamento di scelte sbagliate, come pezzi del tetris che non abbiamo tempo di riposizionare. 

La mostra "Now!" come altri progetti di Luca Rossi, presentati tra il 2009 e il 2016, esprime un posizione politica ben precisa. Con la crisi della democrazie occidentali e dei sistemi di rappresentanza, è ormai chiaro come le politiche macro, quelle dei governi su cui ci arrabattiamo ogni giorno come fossero la soluzione di tutto, sono unicamente "politiche di galleggiamento" che non sono in grado di realizzare alcun cambiamento. L'unico spazio politico ancora praticabile è rappresentato dal nostro spazio locale, micro e privato. Ed è proprio qui che è installata questa mostra. La scelta che ognuno di noi può prendere in questo spazio vale, per la nostra vita, 10-20 volte la decisione che potrebbe prendere un Capo di Stato. Ed è proprio in questo spazio privato, in questo "spazio politico" ritrovato, nel silenzio e nella calma del nostro privato che possiamo leggere, vedere e fruire di ogni intervento presentato in mostra. 








Ordina una pizza da tutto il mondo (potete cercare le pizzerie take-away di Milano su Google) da far recapitare a Milano in "Via Largo Isarco 2" dalle 10 alle 19 il Lunedì, Mercoledì e Giovedì, e dalle 10 alle 21 il Venerdì, il Sabato e la Domenica

pizze, chiamate telefoniche, visitatori, strutture esterne, 2016.








Finalmente un vero "social network" dove le persone posso incontrarsi e dialogare. Le strutture esterne della Fondazione diventano il contesto per ordinare una pizza da ogni parte del mondo. Ognuno può attivarsi e agire concretamente nello spazio della mostra. Basta volerlo. La "pizza" è l'elemento fuori controllo, l'imprevisto che esiste anche solo perchè potenziale. Ma anche il pretesto per ritrovare uno spazio di decompressione, domande e dialogo nello spazio dell'arte.




















Se non capisci una cosa cercala su YouTube



lettere tridimensionali di dim. var., 2016.






Non possiamo capire quest'opera. E' impossibile. Non rimane che seguire il consiglio del titolo che insieme al contesto (dove ci troviamo a leggere questo eBook) può portarci in tanti micro-universi che ogni giorno aumenteranno, conservando uno straordinario valore poetico. La natura della scultura apre ad una fluidità speciale da vivere privatamente. Provare per credere. 























Serial Classic



statue classiche, pannelli bianchi, Roma 2016 (progetto esterno), 2016. 









Le statue dei Musei Capitolini a Roma, in occasione della visita del Presidente iraniano, sembrano essere tornate "cubi di marmo", da cui l'occidente sembra provocato. La sfida è "riscolpire" scale valoriali oltre a facili atteggiamenti disillusi e cinici che vengono contraddetti con le scelte che facciamo ogni giorno. Le opere così coperte sembrano un cantiere sospeso in attesa della fine lavori. 



















NOW!



raggi solari, un luogo, 2016. 







In base ai movimenti del Terra e del Sole in una stanza vuota si creano "quadri di luce" in perenne movimento, fino a scomparire totalmente di notte. Ma i raggi possono anche essere relazioni tra persone, che quando incontrano un luogo, determinato l'opera d'arte. Quasi come a risolvere la "stanza vuota", un vuoto di contenuti spesso mascherato da una sovrapproduzione e da un pieno di opere e progetti





















Con le punte delle dita della mano sinistra




materiali vari, 2016.






La scultura nasce e finisce dalla dimensione privata dell'autore alla dimensione privata dello spettatore. Come fosse un "buco nero" che ha risucchiato tutto il processo che va dall'accensione delle luci nello studio dell'artista fino all'ultimo spettatore che esce dal museo. Lo "scalpello" diventa la levità delle punta delle dita, tutto si risolve in un solo istante. 
















BIO


Luca Rossi è un’identità collettiva che chiunque può vestire. Luca Rossi apre il blog Whitehouse nel 2009 come una piattaforma dedicata alla critica d'arte, a progetti artistici non convenzionali e a progetti volti a diminuire il gap tra arte contemporanea e pubblico. I principali operatori del sistema dell'arte nazionale e internazionale hanno partecipato al blog con contributi e interviste, contribuendo alla sua popolarità. Parallelamente Luca Rossi ha scritto numerosi articoli su riviste specializzate, come Flash Art Italia, Exibart e Artribune. Dal 2010 insieme a Enrico Morsiani, ha ideato una serie di progetti tra arte e divulgazione, come "Corso Pratico di Arte Contemporanea" (2010), "Duchamp Chef" (2013) e "MyDuchamp" (2014). Dal febbraio 2016 gestisce un blog di arte, attualità e divulgazione su Huffington Post.
Luca Rossi è stato definito "la personalità artistica più interessante nel panorama italiano"​(Exibart, 2010) da Fabio Cavallucci, attuale Direttore del Museo Luigi Pecci di Prato, e come la nuova promessa dell'arte italiana da Giacinto Di Pietrantonio, attuale Direttore della GAMeC di Bergamo, che lo indica come la "​nuova Vanessa Beecroft"​ (Artribune, 2013). Nel 2015 con il progetto MyDuchamp riceve la Menzione Speciale della giuria in occasione del Premio Combat 2015. In sei anni sul Blog Whitehouse sono stati presentati numerosi progetti curati e realizzati da Luca Rossi in diversi contesti: Mart di Rovereto (2009), Whitney Biennial di New York (2010), Reggia di Versailles (2012), Biennale di Venezia (2013), Abbazia di Sénanque (2013), New Museum di New York (2014), Gamec di Bergamo (2014); Boros Collection di Berlino (2015), Serpentine Gallery di Londra (2015), Hangar Bicocca di Milano (2015). 
In sette anni sul Blog Whitehouse sono stati coinvolti molti operatori del settore tra cui: Roberto Ago, Maurizio Cattelan, Andrea Lissoni, Angela Vettese, Giacinto Di Pietrantonio, Massimo Minini, Maurizio Mercuri, Michele Dantini, Fabio Cavallucci, Giorgio Andreotta Calò, Jens Hoffman, Massimiliano Gioni, Alfredo Cramerotti, Danilo Correale, Cesare Pietroiusti, Valentina Vetturi, Anton Vidokle, Micol Di Veroli, e molti altri; tale dibattito è stato ospitato su diverse riviste di settore: Flash Art, Exibart, Cura Magazine, Artribune, GlobartMag, Arskey.

Per supportare il nostro progetto, sarete ricompensati:

-----


moon project


SCROLL DOWN - SCORRI LA PAGINA
LUCA ROSSI
MOON PROJECT




Cy Twombly: (silence)
“People doesn't want to be the audience, nor the student, wants to get into the thing, they feel that there are already inside.”

"If I imagine, I see. What else do I do if I travel? Only the extreme weakness of the imagination justifies that one must move to feel"
Fernando Pessoa 

"Rather than suffering or resist it by inertia, global capitalism seems to have made own flows, speed, nomadism? So we have to be even more mobile. Do not force us, and force us to greet the stagnation as an ideal. Is the world imaginary dominated by flexibility? We invent new meanings for it, inoculate the long term and the extreme slowness in the heart of the speed rather than oppose it rigid and nostalgic postures. The strength of this style of thought lies in operational protocols: to develop a nomadic thought that organizes itself in terms of circuits and experiments, and no permanent installation. We have to oppose to the precarious experience a resolutely precarious thought that fits and infiltrates in the same networks that suffocate us."
Nicolas Bourriaud




-->> scroll down for italian and english version

info: altmann.kari8@gmail.com







If you don't understand a thing look it up on YouTube 


3D letters, various material, 2016.






------

per sostenere il nostro progetto
to support our project

-----


Intervista di MG a LR: il primo passo sulla terra


"Invece che subirla o resistervi per inerzia, il capitalismo globale sembra aver fatto propri i flussi, la velocità, il nomadismo? Allora dobbiamo essere ancora più mobili. Non farci costringere, obbligare, e forzare a salutare la stagnazione come un ideale. L'immaginario mondiale è dominato dalla flessibilità? Inventiamo per essa nuovi significati, inoculiamo la lunga durata e l'estrema lentezza al cuore della velocità piuttosto che opporle posture rigide e nostalgiche. La forza di questo stile di pensiero emergente risiede in protocolli di messa in cammino: si tratta di elaborare un pensiero nomade che si organizzi in termini di circuiti e sperimentazioni, e non di installazione permanente, perennizzazione, costruito. Alla precarizzazione dell'esperienza opponiamo un pensiero risolutamente precario che si inserisca e si inoculi nelle stesse reti che ci soffocano." Nicolas Bourriaud


MG: Questo terzo intervento segna una sorta di trittico nel 2016: le statue coperte a Roma, l'ombra sulla Torre degli Asinelli, e adesso quest'opera d'arte sulla Luna. Perché proprio sulla Luna?

LR: Il progetto è nato dopo la lettura del testo introduttivo che Fabio Cavallucci ha scritto in vista dell'apertura ufficiale del Museo Pecci nell'ottobre 2016. In questi anni ogni mio progetto ha affrontato il tema della distanza e della velocità. In particolare una gestione delle distanze e una nuova definizione di velocità. Opera, autore e spettatore sono immobili ma allo stesso tempo velocissimi. E questo sempre nel medesimo spazio e tempo: adesso e dove ci troviamo. Il museo è sempre "dove siamo", quello è il luogo da "curare", ma questo luogo è anche un laboratorio (consumi e produci). Questo luogo è anche l'unico universo che dobbiamo esplorare. L'unico spazio politico rimasto. 










MG: Se seguiamo le indicazioni del titolo ci apriamo a tanti micro-mondi, micro-universi. Mi piace questo sguardo ai margini, mi sembra che stimoli a vedere ogni cosa in modo più attento. Pensi ci siano collegamenti tra questo intervento lunare, le statue ricoperte e l'ombra sulla torre a Bologna?

LR: Sicuramente, le tre cose sono avvenute in modo ravvicinato e consequenziale. 

MG: In questi giorni stiamo vivendo l'ennesimo attacco terroristico, mi chiedo sempre che ruolo possa avere l'arte in questo. 

LR: L'arte può avere il ruolo che ha la medicina, l'edizilia o la pasticceria. L'atto terroristico è la conseguenza di dinamiche complesse e macro-politiche. Ma ogni decisione, come premere il pulsante per staccare la bomba atomica, avviene in una dimensione micro e privata. E quindi torniamo all'idea di "universo privato", ossia lo spazio in cui agisce l'opera installata sulla Luna. 






MG: Le opere ricoperte a Roma erano tornati cubi di marmo, e quindi uno stimolo a scolpire nuovamente, a ritrovare scale valoriali. Se devi scolpire il marmo, ti devi chiedere "cosa conta per me?". Quale valore ha questa tua opera sulla Luna? Cosa conta?

LR: L'opera non pretende di offrire l'ennesimo contenuto, ma fornisce una criterio per gestire l'enorme sovrapproduzione di contenuti a cui siamo sottoposti. Questo è il problema della contemporaneità. Come se ci arrivassero in casa 10.000 pacchi. Non riusciamo a vederli tutti, apriamo quelli più vicini, quelli che ci porta l'amico o quelli che ci indica il brand che conosciamo. Non abbiamo tempo di capire cosa preferiamo e perché. Questo non ci permette di godere dei contenuti e di fare le differenze tra i contenuti stessi. Immaginiamo veramente che ci arrivino a casa contemporaneamente 10.000 pacchi da aprire...il problema non sarebbe l'ennesimo pacco, l'ennesima opera d'arte, ma trovare un modo per gestire quei pacchi. L'opera sulla Luna azzera la componente di contemplazione e intrattenimento. Solo una atteggiamento "attivo" apre ad una natura dell'opera generosa e in quotidiana evoluzione. 

MG: Cosa intendi per "sovrapproduzione di contenuti"?

LR: Oggi a differenza di qualche anno fa non solo siamo tutti consumatori ma siamo tutti produttori di contenuti. Basti pensare ai social network, alle miriadi di opinioni, alla miriade di progetti. Oggi siamo tutti fotografi, con Instagram siamo tutti Luigi Ghirri. Non a caso le start-up più recenti tendono a gestire i contenitori, e non entrano nel merito dei contenuti. Ossia non esistono scale valoriali per giudicare i contenuti, anche se in realtà facciamo scelte di valore ogni secondo, a partire da quando la mattina decidiamo di mettere il primo piede sulla terra. Potremo dire che il primo passo sulla terra, quando scendiamo dal letto la mattina, è il vero "primo passo sulla Luna".












--------english version--------





Interview by MG in LR: the first step on the earth


"Rather than suffering or resist it by inertia, global capitalism seems to have made own flows, speed, nomadism? So we have to be even more mobile. Do not force us, and force us to greet the stagnation as an ideal. The imaginary world is dominated by flexibility? We invent new meanings for it, inoculate the long term and the very slow heart rate rather than oppose them rigid postures and nostalgic. The strength of this style of thought lies in emerging protocols commissioning way: it is to develop a nomadic thought that organizes itself in terms of circuits and experiments, and no permanent installation. We have to oppose to the precarious experience a resolutely precarious thought that fits and infiltrates in the same networks that suffocate us."Nicolas Bourriaud





MG: This third pieces marks a kind of triptych in 2016: the statures covered in Rome, the shadow of the Tower of the Asinelli, and now this work of art on the moon. Why the Moon?

LR: The idea came to me after reading the introductory text that Fabio Cavallucci wrote in view of the official opening of the Museo Pecci in September 2016. During these years, every project concerns the issue of "distance" and "speed". In particular, the distance management and a new definition of speed. Artwork, author and viewer are immobile but at the same time very fast. And this always in the same space and time: now and where we are. The museum is always where we are, but this place is also a laboratory. This place is also the only universe that we must explore. The only political space left.

MG: If we follow the directions of the title we open ourselves to many micro-world micro-universes. I like this view at the edge, it seems to me that push to see everything more carefully. Do you think there are links between this lunar action, the covered statues and the shadow of the tower in Bologna?

LR: Surely, the three things happened in close and consequential way.

MG: In these days we are experiencing yet another terrorist attack, I always wonder what role art can play in this.

LR: The role that can have medicine or pastry. Terrorist acts are the result of complex dynamics and macro-policies. But every decision, as press the button to remove the atomic bomb, takes place in a micro and private dimension. And so we return to the idea of ​​"private world", the space in which the art piece installed on the Moon acts.

MG: The artworks covered in Rome had returned marble cubes, and therefore an incentive to sculpt again, to regain value-scales. If you have to sculpt marble, you have to ask "What matters to me?". What value does this art piece on the Moon? What counts?

LR: The piece does not pretend to offer yet another content, but provides a policy to manage the enormous overproduction of content to which we are subjected. This is the problem of the contemporary world. As if 10,000 packages arrived at home . We can not see them all, we open those closest, who brings us the friend or that the brand we know bring us. This does not give us the time to enjoy the content and to make the differences between the contents themselves. We imagine that really 10,000 packages to open come to the our house at the same time...the problem would not be yet another package, yet another artwork, but finding a way to manage those packages. The art piece on the Moon minimizes the contemplation and entertainment component. Only one "active" attitude opens to a generous nature of the artwork.

MG: What do you mean by content overproduction?

LR: Today, unlike a few years ago not only we are all consumers but we are all "content producers". Just think of the social networks, the myriad of opinions, the myriad of projects. Today we are all photographers, we are all "Luigi Ghirri" with Instagram. No coincidence that the latest start-ups tend to handle containers, and do not enter into the merits of the content. There are no value-scales to judge the content, although in reality we do value choices every second, starting from the morning when we decide to put the first foot on the land. We can truly say that the first foot on the ground (when we go down from the bed in the morning) corresponded to the first foot on the moon, or in our real universe.






The Fisrt Art Piece On The Moon
Luca Rossi
(Huffington Post)



The text has been translated from Italian into English with Google Translate. In so doing, the text deliberately maintains a level of approximation and imperfection that allows a more engaged, interactive, and open reading of the artwork and intentions.

The renovated museum Pecci inaugurates new office in September and is preparing a supermostra on the theme of "End of the World". The Director Fabio Cavallucci wrote an engaging introduction to the exhibition, which makes clear the magnitude of the universe, the presence of abyssal distances that cause vertigo if you imagine. Usually we leave the house with a visit to an exhibition, and will do so even visitors Pecci Museum. Viewers enter the room of the exhibition are always looking for something, just as the astronaut is launched into space in search of something. But what are we looking for?

I want to present a work that has been installed on the Moon. It has never happened something like that, also through a Google Adwords campaign, all those who in the world will look on the internet the word "moon" or the word "moon" will view this work as the first result. It will not go to the moon physically, the artwork lives only in its documentation. We must not offend, this thing already happens: we know that the Earth is round through documentation of where other people have had experience; we know the distances between the planets in the Universe for data and surveys experienced and verified by others. But also the important part of what we have learned in our life remains in a "documentation" stage, as well as news reports that every day there are disclosed from all over the world. Usually we have to trust, we take for granted the truth of these facts, we try to mediate between multiple documents and then imagine what was the "facts." For the work of art that I present today this thing is not worth the work is only present in the place where you find yourself looking at the documentation. Ie in your private dimensions, perhaps the silence of your home, office or on your tablet during the lapping staid a relaxing bath. I always saw space travel as an escape from themselves, as if the astronaut left the human condition on Earth and departed to try something new and different from their own. This artwork is installed on the moon to tell us that the only space to explore, the real universe, is what we have now, right now, all around us. In the routine, boredom, in the same day, between desires and broken relationships. That is the real condition that we do not know and we do not fathom, what is the universe that makes us fear and elsewhere from which we prefer to run away, and do not look, at least until we will not be forced to "see."

If you do not understand the work that you see installed on the moon, you are invited entitled to seek that signature on You Tube. You will find a surprise, many micro universes, apparently marginal but with a strong poetic value. At the bottom of our existence is made mostly of so many ordinary and repetitive situations, and not by extraordinary events. And it is on the ordinary everyday things you need to have other eyes, to grasp the magic. This work, without having to move from where you are, will bring in an ever expanding universe that will change and evolve every day when you will try to look for that signature on YouTube.